Palazzo Pecori

È un antico edificio, che sorge in centro paese, risalente al Settecento, di cui ne parla addirittura Pietro Verri nel 1762. Appartenuto alla famiglia Castelletti, che subentrò alla famiglia Morello, la stessa che aveva dato un decisivo impulso alla lavorazione della seta. Il passaggio di proprietà alla nobile famiglia fiorentina dei Pecori avvenne quando Placida Castelletti sposò il cavaliere Enrico Pecori. Nel complesso esistono alcuni elementi di pregio artistico, storico, pittorico e ambientale; in particolare la cappella con altare affrescata e l’altare in macchia vecchia con intarsio; il cortile ed il portico della corte rustica rivestiti in lastroni di pietra con interposto acciottolato. Esistono, inoltre, due ambienti del piano nobile dove l’artista Filippo Comerio (1747-1827) affrescò due soffitti. Qui due figure allegoriche, circondate da ricche cornici ornate con motivi che fanno riferimento alla fertilità della terra, alludono alla ricchezza che giunge all’uomo dalla natura e dalla agricoltura: in un caso si tratta della Primavera, cui fanno corona i simboli dei Venti, nell’altro caso della Pace, che promuove l’amore e la fecondità e mette in fuga la guerra. La stessa attenzione alla natura e all’agricoltura è dedicata alla decorazione di un’altra sala, probabilmente la sala da pranzo, dove si alternano uccelli, sfingi, frutti e altri prodotti della terra. I Caslinesi venerano l’affresco del Santo Crocifisso dipinto su di un muro esterno della casa Pecori. È ritenuto miracoloso e si dice che il popolo ivi accendesse candele ed elevasse un altarino. L'edificio, donato in parte al Comune nel 1985 dalla nobile Angelina Colombo Pecori, è un palazzo settecentesco carico di storia e divenuto bene culturale poiché possiede alcune sale e affreschi prestigiosi.